Donna.
Essere donna pare sia un affare abbastanza complicato. E questa complicazione era il filo che avrebbe dovuto tenerci insieme, un filo che si sarebbe trasformato in una storia: avere del tempo, un delicato frammento di passato e di futuro, una spicciola giustificazione per esistere.
Lei ci aveva pensato. Aveva tessuto per me un ricamo di giorni, una miscela di anni, di vita che mi avrebbero donato un’esistenza vera, una storia, qualcosa da ricordare.
Poi tutto si è incastrato in un presente statico che ha intrappolato e lentamente asfissiato il mio respiro.
Ha cominciato a dissezionare tutto quello che aveva creato, isolava gli episodi e cercava di rimescolarli attraverso una lente cronologica impazzita. Mi guardava e in uno di quegli sguardi mi sono accorta che qualcosa cominciava a turbarla.
C’è una strana ombra di dolore in chi crea storie. È una ferita che sanguina, si rimargina, poi si dimentica, fino ad aprirsi nuovamente; un perpetuo dolore.
Ma a volte le ferite si lacerano per sempre e in quel momento la storia muore.
In quello sguardo mi sono accorta che la mia storia non sarebbe mai stata raccontata ed io non sarei mai esistita.
Grazie per gli articoli o meglio per quelle prove narrative, quelle microstorie che stanno ad attestare la sua tenacia di scrittrice, qualità che, insieme al talento, potrebbe darle molte soddisfazioni nella sua vita. Un saluto
Ettore Catalano Professore Onorario Università del Salento Via Gallipoli 46 72100 Brindisi
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Grazie mille a lei, professore. Grazie per la fiducia e l’apprezzamento. A volte scrivere è un’avventura difficile, un vero e proprio dolore, ma è qualcosa cucita in me. Con riconoscenza infinita, Vita Iaia
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