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Buona festa del lavoro un corno!!!

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tempimoderni1Augurata dai palchi, pomposamente celebrata dalle reti televisive unite da un legame servilista e commerciale, devastata dalle parole cangianti dei nostri strampalati politicanti, così simili a truccatissime soubrettine addestrate dal fascino della telecamera.

Buona festa del lavoro un corno!!!

Non c’è nulla da festeggiare, dove manca il festeggiato. Non c’è nulla da imbandire con i colori di una bandiera che, siamo sinceri, a volte non sentiamo nemmeno più tanto nostra.
Il lavoro va difeso ogni giorno, in ogni azione della nostra vita e va celebrato con l’entusiasmo di un’esistenza che diventa serena, perché dal lavoro nobilitata.
Io non ho voglia di festeggiare nulla.

Perché non c’è da essere allegri con un contratto part time. Per un lavoro che, per quanto dignitoso possa essere, ti ingabbia in un bunker dove la crescita più grande che tu possa vedere non ti appartiene e di certo non gratificherà mai te!
Non c’è nulla da festeggiare se le notti che hai passato in bianco per ottenere una laurea ti hanno provocato solo qualche occhiaia e una laurea che ormai è solo carta.
Ormai siamo disposti a fare di tutto pur di mantenere questo straccio di lavoro che abbiamo, perché ci hanno insegnato che tanto “tutti sono necessari e nessuno è indispensabile” e dietro il tuo curriculum ce ne sono altri cento, e se tu hai qualche idea rivoluzionaria in merito “arrivederci amico”. Tanto la merce da barattare e un altro automa che fa il tuo stesso lavoro si trovano facilmente, poi non sarà professionale come te, ma chi se ne frega, non facciamo più caso a queste cose.
Siamo diventati ricattabili e la merce che svendiamo per una manciata di euro è la nostra dignità, pagata a ore, nella peggiore delle ipotesi con i voucher, calpestata ad ogni contratto firmato con la tristezza in gola e con la testa bassa, per non suscitare tensioni.

Ma siete sicuri che ci sia proprio qualcosa da festeggiare oggi?

Io spero che sia già domani!!!

Ci hanno rubato tutti i nostri sogni

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ARLECCHINOmediadefQualche giorno fa mi risuonava una frase nella mente: “Ci hanno rubato tutti i nostri sogni”.
Le parole si confondevano tra i pensieri melmosi, impastandosi al sudore della pelle, inumidita da questa ondata di caldo asfissiante. “Ci hanno rubato tutti i nostri sogni” continuavo a ripetermi, mentre il cuore si ibernava in uno stato di glaciale tristezza. Perché questa frase include innumerevoli significati, include tutte le sconfitte di una generazione di trentenni precari, di laureati che tirano a campare, di gente che si è arresa perché ormai era l’unica cosa da fare. Abbiamo studiato, abbiamo sacrificato un pezzo della nostra vita per cercare di avere un futuro migliore, abbiamo rincorso la libertà desiderandola come un’amante provocante e bella, e poi siamo caduti in una palude di precariato dalla quale non riusciamo più a tirarci fuori. Il nostro paese e le sue leggi hanno cancellato il futuro, i sogni e le speranze di migliaia di giovani italiani. Perché ogni volta che firmiamo un contratto a tempo determinato con un salario da fame perdiamo un pezzo dei nostri sogni e ogni volta che restiamo in silenzio, perché abbiamo paura di perdere anche un misero stipendio, uccidiamo un pezzo della nostra dignità. Siamo manovrati come vecchi burattini, tenuti dritti da un filo pronto a strozzarci se non continuiamo a recitare bene sul palco di una vita di cartone; siamo Arlecchino, destinato a prendere bastonate, perché ci hanno convinto che siamo solo capaci di combinare marachelle. Ci accusano di essere “Bamboccioni” senza progetti, senza speranze, senza idee, senza coraggio. Ma una nazione che stenta a riformare il mondo del lavoro, che ingarbuglia le nostre idee in una coperta burocratica asfissiante, che fa di tutto per non far realizzare velocemente e a basso costo un progetto, uccide un giovane, uccide una mente, un pensiero, un sogno.
Sì, ci hanno rubato tutti i nostri sogni ed ora cerchiamo di andare avanti a forza di spintoni, irrigidendo i muscoli e l’anima per farci coraggio, credendo di poter ancora lottare e strappare al destino il nostro pezzo di felicità.