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Scorci di un microcosmo di provincia: MAMMAMODAMARE2016!

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ombrellone

 

Eccomi qui, cari lettori, a scrivere ancora di mare e bagnanti. La scorsa settimana abbiamo dato spazio al pranzo della domenica consumato dalle famiglie pugliesi sull’incantevole costa della nostra regione. Ma il mare non ha solo aspetti culinari da indagare. In realtà la spiaggia è un laboratorio antropologico attivo, dove tutto può essere studiato e approfondito.
Per esempio, avete mai riflettuto sulla bellezza da top model della mamma “contemporanea”? Donatella Versace è nulla al confronto dell’esercito delle nuove mammemodamare2016. Come direbbe qualcuno, “le cose sono davvero cambiate”!
Quando io ero bambina (qualche decennio fa) le mamme erano esseri terrestri. Le loro rotondità erano ricoperte da uno strato spesso di crema protettiva 50+, compresse in castigati costumi interi, non proprio all’ultimo grido. Erano presenti e complici nella costruzione dei castelli di sabbia, commensali appagate nei pranzetti fatti di polpette all’alga e minestra di sassolini e conchigliette, sorridevano sempre e non si arrabbiavano quasi mai. Oggi invece le mammemodamare2016 sembrano budini al cacao, luccicanti come pietre preziose nella vetrina del miglior gioielliere parigino. Sono perennemente oleate e i mesi di gestazione non sembrano aver lasciato ricordi sul loro corpo scolpito in palestra durante i mesi di nullafacenza invernale. Creature viscidose nel loro spesso strato di olio abbronzante, che non soltanto provoca l’acceleramento della melanina ma fa brillare la loro abbronzatura perfetta in modo accecante.
Abbronzatura perfetta, sì! Perché loro sono già abbronzate dal 28 Febbraio di ogni anno e la loro spiaggia di fiducia gode di ottimo sole artificiale 365 giorni su 365. Sulla spiaggia si arriva già color marron glacé; assolutamente vietato dalle mammemodamare2016 lo stadio mozzarella fiordilatte. I loro costumi poi, piccoli triangolini di tessuto tenuto insieme da stratosferici sberlocchi costati l’intero stipendio del marito! La collezione moda mare dei vari marchi di grido bisogna possederla in toto e possibilmente prima della mamma vicina di ombrellone, non sia mai! Paillettes, perizoma, push push push up (vive nella loro mente la Pamela Anderson bagnina intramontabile di Baywatch), kaftani, borse e sandalo con zeppa abbinato, ovviamente! Tutto rigorosamente acquistato con i soldi del marito, non sia mai che qui si lotti ancora per l’emancipazione femminile.
Il comportamento della mammamodamare2016 è davvero singolare.
L’altro giorno mentre ero in spiaggia, cercando di trovare ristoro dall’afa estiva leggendo un buon libro (Storia di Anna, Patricia Dao, da consigliare), un piccolo esserino giocava con la sorellina. I bambini so’ pezzi ‘e core, ovviamente, ma sulle pagine del mio amato libro sono arrivate in ordine: noccioli di pesca, acqua da gavettone per sorellina, schizzi di succo di frutta all’albicocca e quintali di sabbia dorata dalle dune del deserto…Tutto questo sotto gli occhi della mammamodamare2016, intenta a controllare prima lo stato del suo rossetto, tranquilli ovviamente waterproof, e poi lo stato del suo profilo Facebook. Non ha detto una parola mentre io venivo sommersa dalle tempeste del Sahara. Non si è spostata di un millimetro dal suo gazebo dorato e ha lasciato che il bambino continuasse a disturbare l’intera spiaggia. Cara mammamodamare2016, ai miei tempi la mia mamma mi avrebbe prima fulminato con lo sguardo, poi si sarebbe alzata e mi avrebbe accompagnato direttamente a chiedere scusa ai vicini di ombrellone, poi mi avrebbe inchiodato all’ombrellone senza diritto di replica. Si sarebbe sporcata le mani di sabbia e avrebbe raccolto i noccioli di pesca, il pacchetto del succo di frutta e tutto il resto.
Ma con un costume così costoso, lo so, tutto diventa più difficile.
Non ti preoccupare cara mammamodamare2016, il mondo va alla deriva ma noi non siamo mai i diretti responsabili!

Continua…

pamela

 

 

Scorci di un microcosmo di provincia: La Festa Patronale

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IMG_20160710_000200Vi siete mai chiesti cosa significa “Festa Patronale” per gli abitanti di un piccolo microcosmo di Provincia???

“Sì, certo!”, starete rispondendo. Luminarie, gelati, bancarelle, zucchero filato con annessa acidità di stomaco e mani incollate fino alla notte di Ferragosto. No, cari amici miei, in un piccolo microcosmo di provincia, dove l’evento più eccezionale é l’ultimo “amico” di una donna sposata, la festa patronale è l’evento dell’anno!!!

Quello che appena terminato ti resta subito l’amaro in bocca e ti chiedi:

“Caspita, e domani il panino dove lo mangio?”

Che poi l’amaro in bocca, si sa, è dovuto all’inalazione da salsiccia abbrustolita, lasciata a macerare sui carboni per indurre in tentazione. Lo sanno tutti: i veri protagonisti della festa sono i Panini: salsiccia, bombette, pezzettini di carne e gnummarieddi. Non vi do la traduzione, perché chi vive nel mio microcosmo di provincia li conosce e per gli altri potrebbe essere una ragione in più per venirci a trovare. La festa Patronale diventa per tutti la giusta occasione di bruciare i grassi, quelli della salsiccia si intende, e allora per tale evento bisogna prepararsi…

Trucco e parrucco studiato ad hoc per le signore in bilico su trampolini improponibili persino a Valeria Marini. Barba e profumo con annesso mocassino e calzino bianco per gli uomini accompagnatori ufficiali, strappati alla comodità del divano da intonacate signore strizzate da panciere medievali nell’abito luccicoso dell’ultimo matrimonio della figlia della cognata della comare. Bisogna brillare, più delle luminarie, più delle luci psichedeliche delle giostre. E allora cascate di sberlocchi e brillantini per onorare i santi patroni.

San Vincenzo e San Vito sono destinati ad una lunga processione tra le vie della città. Si sa, l’Ave Maria scappa tra le corna di Peppino cu Maria, una nascita, nu divorziu e na promessa di matrimoniu, scandite dalla musica della banda. In fondo la festa patronale, per le associate al Club Pomeridiano del Rosario, equivale ad una full immersion, ad un corso di aggiornamento: tre giorni da passare tra chiese, processioni e sfilate serali avendo a disposizione un intero capitale umano da dissezionare. Un’occasione cittadina per vedere tutti, persino i cugini di 100° grado, che nel corso dell’anno si sono riprodotti e moltiplicati come i pesci nel paniere alle nozze di Cana. Mentre il traffico del mio microcosmo di provincia si congestiona, l’aria si inquina, i bambini vengono esposti ad importanti stress emotivi da esposizione eccessiva ai giocattoli e le donne rischiano la vita sui trampoli carichi di pailletes!!!

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Scritti di Notte: Lisbona

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Con molto piacere condiviso sul mio blog il racconto che ieri sera mi sono divertita a scrivere sulle note del Fado, sotto un cielo di stelle e con un bicchiere di Porto, durante la serata di Letti di Notte!!!

Grazie al Presidio del Libro di Veglie per avermi regalato la possibilità di questo viaggio tra le strade e i profumi di Lisbona. Ecco il  racconto….

 

letti
Aveva sentito da qualche parte, negli ultimi giorni tempestosi della sua vita, il richiamo di quella terra. L’aveva ascoltato durante le ultime violente tempeste che si erano abbattute su di lei, feroci e affamate. Ed ora, arrivando dal mare in quel mattino sbiadito di inizio estate, quando i suoi pensieri si erano confusi alle onde, aveva sentito una donna cantare un intreccio di note e tristezza. I sentimenti si erano increspati, annodandosi come violente correnti marine, profonde, malefiche. Poi il porto si era aperto davanti ai suoi occhi, cangiante e sospettoso.
Al cospetto di quell’abbraccio di piccole gocce di colore traballanti sull’acqua, Isabel aveva sciolto i suoi lunghi capelli neri. Era finalmente sola. Sola e libera. I suoi occhi accarezzarono il profilo femminile di quella città. Lisbona era ai suoi piedi; la città della luce l’accoglieva, dandole il benvenuto. Forse sarebbero stati proprio quei colori a sanare il buio della sua anima. Si sarebbe lasciata sedurre e poi si sarebbe persa in quel gomitolo di strade attorcigliate, avrebbe mangiato i frutti di quella nuova terra e forse avrebbe capito il dolore che era chiuso in un punto lontano della sua anima.
Una voce arrivò dal magma dei ricordi.
Isabel, sono sicuro, un giorno capirai. Capirai la mia scelta e l’amore che provo per te”.
Una donna vestita di nero fece roteare il suo scialle nell’aria, chiudendo il corpo in quell’ombra di tessuto. Poi guardò Isabel:
“Devi fare attenzione, potresti scivolare!!!”
Si sentì protetta, dopo tanto tempo.
Lisbona la ingoiò. Le sue chiese ricamate come drappi nuziali preziosi la incantarono; quelle piccole conchiglie incastrate nella pietra la sedussero e le ricordarono che la bellezza nasce sempre dal pericolo, come le perle.
Aveva voglia di evadere, spostare il suo corpo oltre, scomparire. Così come facevano i tram nelle membra arrotolate di quella città straniera, nella quale aveva trovato un nascondiglio perfetto. Carichi di persone colorate salivano e scendevano in quella monotona carezza di cambiamenti. Scorrevano come capillari carichi di sangue, colmi di ossigeno, pronti ad alimentare un movimento di uomini verso il cuore pulsante di quella capitale. Intanto la sera era scesa e aveva colorato di rosso i profili delle case spennellati di bucati stesi ad asciugare, le ombre si erano impastate alla pietra ed ora sembravano profumare.
Una donna ricamata appena contro la penombra del locale l’accolse con un enorme sorriso spalmato di rosso, porgendole un calice di Porto. L’aria sapeva di salsedine, sudore ed alcol. Le luci accarezzavano i volti dei turisti e l’aria ondeggiava di nostalgia contro le corde di una chitarra.
Accettò il bicchiere per pura cortesia e lo portò con sé al tavolo, cercando di nascondersi tra il chiacchiericcio isterico delle persone che erano nel locale. Sarebbe stata sicuramente meglio se quel nodo aggrappato alla gola fosse caduto nello stomaco spinto dall’alcol e dal profumo fruttato di quel vino. Una compagnia di ragazzi italiani urlava mentre si infilzava di baccalà fritto; un distinto sessantenne affondava la sua lingua tremante oltre le labbra di una bellissima ragazza appena conosciuta, che aveva, però, già consumato la sua voglia d’amore con altri clienti.
Una voce stropicciata dal fumo seducente di centinaia di sigari si stirava con saudade contro le corde sfibrate di una sudata chitarra, mentre il tempo cercava di penetrare quel canto disperato e profondo. Isabel scostò la ciocca di capelli e vide la sua immagine riflessa contro i cristalli di zucchero del suo bicchiere di vino. Era stropicciata come quella voce, malinconica come quel canto, sola come ognuno di quegli uomini al bancone. Sulle loro braccia i muscoli custodivano la forza degli antichi marinai che da quel porto erano partiti alla volta di altri orizzonti, ignoti come il loro destino.
Prese il bicchiere tra le mani. L’alcol l’avrebbe stordita, rendendola fragile e ancora più sola, ma almeno sarebbe stata libera per un po’. Una ragazza si avvicinò al suo tavolo:
“Cosa prende?”
Scegliere in quel momento sarebbe stato impossibile.
“Un altro di questo”. Così era facile.
Attraverso una piccola finestra aperta sul porto si lasciò incantare dalla nebulosa di luci traballanti. L’aria era gustosa, sapeva di sale. Il cielo era bucato da migliaia di stelle. Meravigliose ma morte.
Prese il cellulare che aveva comprato in uno dei negozi del centro. Lo schermo si illuminò. Aprì una mail e cominciò a scrivere quello che non avrebbe mai confessato se quella sera, in uno dei locali storici di quella città, una voce increspata e impastata di nostalgia e alcol, non le avesse regalato quel nuovo orgasmo di sentimenti. Lei poteva essere ancora viva, vibrare come quella musica, come quelle note in equilibrio sull’anima, destinate a cadere, ma non prima di aver provato la follia di essere incanto.lisbona1 foto

Nuova sfida per Penelope:Festival del Libro Possibile!!!

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il libro possibileAbbiamo iscritto la nostra Penelope e Nel Profumo dei Gigli  ad un nuovo contest letterario. Questa volta, grazie al vostro aiuto, potremmo ottenere una delle vetrine più importanti del nostro territorio: Festival Il Libro Possibile Di Polignano!!!
Se riuscissimo ad arrivare al primo posto con il maggior numero di Like potremmo aggiudicarci una presentazione del libro proprio durante una delle serate del Festival!!!

Conquistare questo bel traguardo sarebbe fantastico, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto per continuare a sognare e per regale una splendida possibilità alla nostra tenace Penelope, che ha ancora voglia di far conoscere e apprezzare la sua storia!!!

Votare e semplicissimo:
* clicca sul link

https://foto-app.appspot.com/app/foto/item/100632460031212/5899592059584512

* lascia il tuo like sulla pagina de Il Festival Del Libro Possibile nel riquadro in alto
* conferma sempre nello stesso riquadro
*clicca ok
*clicca su conferma
* VOTA.
Grazie mille!!!!

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Buona festa del lavoro un corno!!!

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tempimoderni1Augurata dai palchi, pomposamente celebrata dalle reti televisive unite da un legame servilista e commerciale, devastata dalle parole cangianti dei nostri strampalati politicanti, così simili a truccatissime soubrettine addestrate dal fascino della telecamera.

Buona festa del lavoro un corno!!!

Non c’è nulla da festeggiare, dove manca il festeggiato. Non c’è nulla da imbandire con i colori di una bandiera che, siamo sinceri, a volte non sentiamo nemmeno più tanto nostra.
Il lavoro va difeso ogni giorno, in ogni azione della nostra vita e va celebrato con l’entusiasmo di un’esistenza che diventa serena, perché dal lavoro nobilitata.
Io non ho voglia di festeggiare nulla.

Perché non c’è da essere allegri con un contratto part time. Per un lavoro che, per quanto dignitoso possa essere, ti ingabbia in un bunker dove la crescita più grande che tu possa vedere non ti appartiene e di certo non gratificherà mai te!
Non c’è nulla da festeggiare se le notti che hai passato in bianco per ottenere una laurea ti hanno provocato solo qualche occhiaia e una laurea che ormai è solo carta.
Ormai siamo disposti a fare di tutto pur di mantenere questo straccio di lavoro che abbiamo, perché ci hanno insegnato che tanto “tutti sono necessari e nessuno è indispensabile” e dietro il tuo curriculum ce ne sono altri cento, e se tu hai qualche idea rivoluzionaria in merito “arrivederci amico”. Tanto la merce da barattare e un altro automa che fa il tuo stesso lavoro si trovano facilmente, poi non sarà professionale come te, ma chi se ne frega, non facciamo più caso a queste cose.
Siamo diventati ricattabili e la merce che svendiamo per una manciata di euro è la nostra dignità, pagata a ore, nella peggiore delle ipotesi con i voucher, calpestata ad ogni contratto firmato con la tristezza in gola e con la testa bassa, per non suscitare tensioni.

Ma siete sicuri che ci sia proprio qualcosa da festeggiare oggi?

Io spero che sia già domani!!!

17 APRILE, IO VOTO SI

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scansione0008Una foto, un ricordo e il mare.

L’infanzia che ha il sapore della salsedine asciugata sui capelli. Il gusto lontano della merenda sgranocchiata con i quattro denti nuovi, i due caduti e gli altri traballanti. Le bugie sabbiose raccontate per andare ancora una volta in acqua…

Il silenzio ovattato del respiro sott’acqua, la voglia di lasciare la riva e cercare di raggiungere l’orizzonte,con un paio di braccioli un po’ sgonfi e con un pizzico di paura nelle timide bracciate.

Vivo in Puglia a due passi dal mare. Il mare è cucito sulla mia pelle indurita dal sole martellante di questa terra. Il mare mi appartiene. Il suo sussurro fatto di correnti e di maree culla la mia vita anche d’inverno, quando sembra triste e arrabbiato, forse perché lo lasciamo troppo solo.

Siamo gente del Sud e il mare con il suo umorale, cangiante carattere ci mitiga, ci scava, ci smussa con la stessa forza con la quale scolpisce la costa.

Domenica 17 Aprile andrò a votare, esercitando il mio diritto di cittadina chiamata ad esprime la propria opinione e voterò SI.

Per difendere i miei ricordi, per difendere il mio mare, per difendere la mia terra.

Per salvare il MAREcon le sue onde sfidate dal maestrale, con i suoi abissi fradici di segreti, con le sue correnti incostanti, con i suoi colori cangianti e profondi, con la sua candida schiuma….”

Il Presepe Pasquale di Simone Saracino

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presepe 1Riprendere un’antica e paziente tradizione, plasmarla attraverso il lavoro meticoloso di giovani mani, annegare nella ricerca ossessiva di particolari stupefacenti e perfetti: è questa l’arte di Simone Saracino. Giovane sanvitese che da qualche anno confeziona, per la sua città e non solo, meravigliosi presepi di polistirolo esponendoli nelle chiese cittadine. Negli ultimi anni ha ripreso con elegante perizia l’antica usanza del Presepe Pasquale. Quest’anno la sua opera, esposta nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli e visitabile fino a Domenica 3 Aprile, ha voluto riprendere e omaggiare l’antica usanza cittadina dell’esposizione dei Misteri, che abitualmente si svolge presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria. Dal Mercoledì della Settimana Santa infatti, le statue vengono esposte alla contemplazione dei fedeli, che attraverso la forza evocative delle immagini rivivono gli episodi della passione di Cristo.

simone foto

Simone Saracino

Un’opera elegante e minuziosa che riproduce fedelmente il transetto destro della Basilica con l’altare del Carmine e la cappella di San Vito, il Santo Patrono. Al centro dell’altare, così come l’antica tradizione prevede, sono posizionati le cinque statue dei “Giudei” con al centro la Crocifissione. Nella Cappella di San Vito è adagiato il simulacro del Cristo Morto vegliato dalla Madonna Addolorata.

Con la stessa maestria dell’arte del ricamo Simone, ancora una volta, ha saputo plasmare il polistirolo rendendolo friabile materiale creativo e confezionando una riproduzione incantevole degli interni della Basilica. Un’opera dinamica capace di cambiare ed evolvere. Infatti, da questa notte, il Presepe Pasquale di Simone ha mutato volto: l’Addolorata è stata sostituita dalla gioia della Madonna Immacolata, chiaro riferimento alla tradizione della “Gloria”, insieme alla statua del Cristo Risorto certezza di fede e speranza. presepe 3
Forte appare il legame di questo giovane sanvitese con lo studio delle tradizioni del suo paese che cerca, attraverso la sua meravigliosa arte, di riportare in vita.
Sono le radici che ci trattengono, ancorandoci alla nostra terra e l’arte di Simone non smette di ricordarcelo ad ogni suo, sempre incantevole, lavoro.presepe 4

Domenica a casa mia? Fritto Party!!!

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CARCIOFI

Carciofi fritty by Rosetta 

Ore 12,30: tutto comincia da una pentola stracolma di olio che con amorevole devozione viene messa a riscaldare sul fuoco. Sì, devozione, avete capito proprio bene. Perché l’appuntamento settimanale con la frittura a casa mia è una questione di fede. La domenica va consacrata e ciò si fa con la benedizione del cibo nell’olio bollente, che viene amorevolmente impanato, condito e fritto, perché come dice mia madre “Ci no fricimu qualche cosa no pari mancu ca eti dumenaca”.
Questa frase, credetemi, rappresenta la sua filosofia di vita che ha sicuramente detto no a Valsoia e che presuppone un fegato in buono stato e un’ottima situazione arteriosa.
Nella sua pentolina antiaderente riesce a friggere davvero di tutto: dalle classiche polpette di carne (condite con abbondante aglio, perché, si sa, noi abbiamo paura dei vampiri) a melanzane, zucchine, carne a fette, pane, olive, mozzarelle, panzerottini, carciofi, pesce. E non importa se il pranzo della domenica viene ingerito alle 14,00 e digerito alle 14,00 del giorno successivo con annesso jet lag, non importa se tu sei a dieta e vorresti due verdurine senza olio cotte a vapore, non importa se i nutrizionisti consigliano di limitare la frittura. A casa mia la domenica si deve friggere. E siamo ancora più contenti se quello che immergeremo nell’olio bollente è stato amorevolmente passato in uno spesso strato di impanatura, dorata, speziata e appesantita a dovere.
Alla fine, dinanzi al trionfo del colesterolo e alla faccia gaudiosa della mia frittosa mamma che giunge a tavola con i suoi vassoi grondanti calorie e grassi, guardandoti sorridente, felice della sua frittosa domenica, non ti resta altro che mangiare e ingerire quelle festanti calorie, pregando durante il devozionale rito frittoso di non ingrassare tanto, sperando in un benevolo metabolismo.
Intanto la metamorfosi si sta già consumando e dalla punta dei capelli fino all’estremità più nascosta del mio calzino destro l’essenza di fruttura numero 6 si è impossessata di me, rendendomi femminile come un carciofo immerso nell’olio bollente…
Perché a casa mia la domenica: no fritto? No party!

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Purpetti by Rosetta!

Non regalateci mimosa!!!

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donne equo

 

Non regalateci mimosa.

Non scriveteci inutili messaggi, noi non lo facciamo mai per celebrare il vostro testosterone.

Non dedicateci canzoni, la musica dei vostri silenzi è già abbastanza assordante.

E non mandateci scatole di cioccolatini, non siamo addestrate e non ci servono zuccherini per essere felici.

Dimenticate per un istante il sesso che la natura ha cucito sul nostro corpo e cominciate a lottare con noi contro la disparità di genere, che ogni giorno non celebra la nostra natura ma la ferisce, sminuendola. Come?

Ogni volta che il nostro viene definito sesso debole!
Avete mai provato a far nascere una nuova vita? Avete mai provato la sensazione di essere dilaniati da un dolore pulsante all’interno del vostro corpo che ogni mese per alcuni giorni vi ricorda di essere donna e lo fa attraverso la distruzione e rigenerazione di un pezzo del vostro corpo?
Saremo anche il sesso debole, ma ho visto uomini sbiancare dinanzi ad un taglietto superficiale sulla loro pelle.

Letteratura femminile, editoria femminile, scrittura femminile.
Avete mai sentito parlare di letteratura maschile? Editoria maschile? Scrittura maschile?
Usiamo la stessa lingua e le stesse regole grammaticali e allora perché usare questa stupida quanto inutile differenza?

Auguri e figli maschi!!!!
Stiamo scherzando??? Usiamo ancora augurare il meglio a qualcuno con una simile quanto ignobile frase? Perché? Avere figlie femmine non è la stessa grandiosa benedizione?

Ah, vi prego, cercate di dimenticare le quote rosa! Sono uno zuccherino amaro che la politica, con la sua ossessiva ricerca di consenso, ha destinato a noi. Noi vogliamo essere votate in completa libertà e non perché alcuni uomini hanno deciso di destinarci un paio di seggi!
Io voglio una Presidentessa del Consiglio donna e voglio una Presidentessa della Repubblica donna. E voglio che la mia lingua usi il genere femminile per indicare la loro professione!!!

Concludo mutuando le parole della mia amica Maristella, che ha lasciato questo commento sul blog. Nella sua riflessione tutta la forza e il coraggio della nostra essenza:

“Anche nella malattia c’è discriminazione di genere un pink ribbon (odiatissimo.. e creato da donne per uomini e donne stupide) non ha eguali nelle patologie maschili che so..il cancro alla prostata mica è cosi sputtanato, svenduto, deriso commercializzato come i carcinomi al seno si siamo donne ..oltre le gambe c’è di piu (????)”

Vi prego, dimenticate questa inutile ricorrenza. Copriteci di dignità e di diritti, ogni giorno e in tutti i luoghi sociali nei quali ci incontrate!

Ah, dimenticavo, smettete di avere paura di noi!