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Cronache di un Natale di Provincia: un uomo, la sua donna e un carrello

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uomo-1Alberi ubriachi di addobbi natalizi, balconi sfavillanti stile Las Vegas, gare di vicinato combattute con folclore fino all’ultima lampadina utile attorcigliata al pezzo di intonaco più estremo.
Ebbene sì, per chi ancora non se ne fosse accorto, siamo ufficialmente in piena atmosfera natalizia.
Quel periodo dell’anno durante il quale l’adrenalina nascosta nel corpo trova valvole di sfogo per inondare la nostra vita tra cene lunghissime e gare di resistenza nell’aria asfissiante dei centri commerciali. Perché il periodo natalizio, ormai si sa, è una dura lotta di resistenza, una lotta di muscoli e nervi tenuti in tensione fino alla notte della vigilia.
Ed io, dopo ghirlande di parole dedicate all’universo femminile, per una volta, proverò a raccontarvi il mondo formato testosterone.
Ma vi siete mai fermati per un attimo a scrutare i volti martoriati degli uomini in questo periodo? Sono scomposizioni cubiste del miglior Picasso, rifacimenti dell’opera più importante di Piero Manzoni, avanguardie psichedeliche di prospettive artistiche.
Tutti in questo periodo cediamo al richiamo consumistico da ipermercato, tutti scendiamo a compromessi con lo spirito da portafoglio del Natale e tutti avvinghiamo quel carrello riempiendolo prima di aspettative e poi di inutili fiocchi colorati. Ed entrati nella bolgia di gente, tredicesime e sudore in movimento trovi loro: gli uomini. Li trovi bivaccati sulle panchine con lo sguardo perso nell’infinito intenti a fissare un punto lontano, li trovi appesi ai carrelli, privi di coscienza, vigilando come attenti cani da guardia, mentre le care mogliettine si perdono negli infiniti scaffali stracarichi di merce. Loro sono lì, soli, silenziosi, sconfitti da quel dovere coniugale che sicuramente il prete avrà letto in quella serie di articoli di quel lontano ormai passato giorno di festa, nel quale non avranno sposato solo una moglie ma anche una mina consumistica pronta ad esplodere.
Non amano i negozi, non amano la confusione, non sanno distinguere la differenza che esiste tra una maglietta malva e una viola, per loro è lo stesso colore, non sanno che il cotone può avere varie percentuali di elastan, vivono benissimo anche senza, EPPURE sono lì. Immobili, pronti ad intervenire in caso di bancarotta, fedeli a quel senso di appartenenza coniugale. Mentre il divano reclamava affetto, gli amici una birra e il cane una passeggiata.
E noi? Facciamo finta di non sentire, non ce ne frega niente della loro birretta, dei loro amici e del cane. Mentre loro aspettano attaccati ai carrelli, pronti a darci ragione, pronti ad assistere alla scelta del prossimo regalo… mentre il Natale incede…

Continua…

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Scorci di un microcosmo di provincia: La Festa Patronale

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IMG_20160710_000200Vi siete mai chiesti cosa significa “Festa Patronale” per gli abitanti di un piccolo microcosmo di Provincia???

“Sì, certo!”, starete rispondendo. Luminarie, gelati, bancarelle, zucchero filato con annessa acidità di stomaco e mani incollate fino alla notte di Ferragosto. No, cari amici miei, in un piccolo microcosmo di provincia, dove l’evento più eccezionale é l’ultimo “amico” di una donna sposata, la festa patronale è l’evento dell’anno!!!

Quello che appena terminato ti resta subito l’amaro in bocca e ti chiedi:

“Caspita, e domani il panino dove lo mangio?”

Che poi l’amaro in bocca, si sa, è dovuto all’inalazione da salsiccia abbrustolita, lasciata a macerare sui carboni per indurre in tentazione. Lo sanno tutti: i veri protagonisti della festa sono i Panini: salsiccia, bombette, pezzettini di carne e gnummarieddi. Non vi do la traduzione, perché chi vive nel mio microcosmo di provincia li conosce e per gli altri potrebbe essere una ragione in più per venirci a trovare. La festa Patronale diventa per tutti la giusta occasione di bruciare i grassi, quelli della salsiccia si intende, e allora per tale evento bisogna prepararsi…

Trucco e parrucco studiato ad hoc per le signore in bilico su trampolini improponibili persino a Valeria Marini. Barba e profumo con annesso mocassino e calzino bianco per gli uomini accompagnatori ufficiali, strappati alla comodità del divano da intonacate signore strizzate da panciere medievali nell’abito luccicoso dell’ultimo matrimonio della figlia della cognata della comare. Bisogna brillare, più delle luminarie, più delle luci psichedeliche delle giostre. E allora cascate di sberlocchi e brillantini per onorare i santi patroni.

San Vincenzo e San Vito sono destinati ad una lunga processione tra le vie della città. Si sa, l’Ave Maria scappa tra le corna di Peppino cu Maria, una nascita, nu divorziu e na promessa di matrimoniu, scandite dalla musica della banda. In fondo la festa patronale, per le associate al Club Pomeridiano del Rosario, equivale ad una full immersion, ad un corso di aggiornamento: tre giorni da passare tra chiese, processioni e sfilate serali avendo a disposizione un intero capitale umano da dissezionare. Un’occasione cittadina per vedere tutti, persino i cugini di 100° grado, che nel corso dell’anno si sono riprodotti e moltiplicati come i pesci nel paniere alle nozze di Cana. Mentre il traffico del mio microcosmo di provincia si congestiona, l’aria si inquina, i bambini vengono esposti ad importanti stress emotivi da esposizione eccessiva ai giocattoli e le donne rischiano la vita sui trampoli carichi di pailletes!!!

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Confessioni post natalizie di una commessa di provincia…

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commessa fotoEccomi qui, sono tornata.
Sicuramente vi sarete chiesti che fine avessi fatto durante questa lunga assenza dal mio piccolo spazio web. Ebbene, miei cari lettori, ero stata rapita, rapita dal lungo periodo natalizio e dai suoi vorticosi ritmi tribali.
Vi siete mai chiesti che aspetto abbia il fantastico Natale visto dagli occhi di una commessa? Ha il volto della disperazione e le sembianze di un lungo mese di psicoterapia collettiva. Bisogna essere psicologicamente forti e miracolosamente pazienti per superare il mese di Dicembre all’interno di un qualsiasi negozio. Faccio questo lavoro da una decina di anni ma, credetemi, è sempre come se fosse la prima volta.
Tutto ha inizio, come ogni anno, intorno al 10 Dicembre, giorno destinato al ritiro della tanto attesa tredicesima (ovviamente per chi è fortunato da poterla riscuotere, o per chi è ancora più fortunato ad avere un lavoro ed è certo di conservarlo anche dopo lo scattare della mezzanotte del 31 dicembre…) che, intascata come un virus letale, viene immediatamente espulsa dalle famiglie italiane attaccate da una strana frenesia consumistica.
Perché a Natale, si sa, siamo tutti più buoni! E allora bisogna comprare a tutti un regalo con delle caratteristiche imprescindibili: deve essere una cosa strabiliante, esclusiva, qualcosa che lasci a bocca aperta; deve essere colorato, ma non troppo, un bel colore intenso ma non sgargiante; deve essere pratico ma un po’ particolare; ovviamente deve essere lungo ma corto, largo ma stretto, appariscente ma con sobrietà. “E, mia cara signorina commessa, non deve assolutamente mai dimenticare che un regalo, superate tutte le caratteristiche sopraindicate, deve essere soprattutto economico!!!”
E poi bisogna fare attenzione alla confezione, che a Natale è una questione vitale! Il fiocco deve essere grande, vaporoso, scintillante, altrimenti potrebbero guardarti male, disintegrarti se la posizione del fiocchetto pende leggermente o è impercettibilmente imprecisa. Perché la magia del Natale, ormai lo sanno tutti, è nella confezione dei regali. È nascosta nell’apparenza, nella finta luce di un nastrino. Non importa a nessuno il regalo, quell’atto d’amore che ti ricorda di essere importante per qualcuno.
E poi il 24 Dicembre, quando credi che finalmente sia tutto finito e i regali siano stati tutti consegnati e scartati con amore e riconoscenza… ti accorgi che sul calendario, nella conta dei giorni, ti aspetta scoppiettante il 27 Dicembre, il giorno più cangiante dell’anno. Tutti, ma proprio tutti, avranno una buona e valida ragione per cambiare il regalo ricevuto.
Troppo piccolo, troppo grande, troppo colorato, troppo semplice…
Qui la psicoterapia di gruppo per il rafforzamento della personalità diventa una questione di sperimentalismo puro. Perché, miei cari lettori, credetemi, sopravvivere alla magia del Natale per una povera commessa di provincia e soprattutto una questione di p……. polso!!!
Intanto il Natale sarà trascorso al di là delle nostre vetrine cariche di regali, lasciandoci come ogni anno i soliti regali tutt’altro che piacevoli: un bel raffreddore, dovuto sicuramente all’abbassamento delle difese immunitarie che non ce l’avranno fatta a sopportare la signora del regalo bello ma economico, un mal di schiena ormai cronico e un leggero, leggerissimo esaurimento nervoso post-natalizio…
Per le confessioni di una commessa disperata è tutto… ad maiora!!!