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Giornata Mondiale della Poesia dedicata ad Alda Merini

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invito

L‘Unitre di San Vito Dei Normanni ha scelto Alda Merini per celebrare la Giornata Mondiale della Poesia. L’appuntamento è per questa sera ore 18,00 nella seda di Via Cavour.
Attraverso la declamazione di una rosa di poesie che lambiscono le più importanti raccolte poetiche della “ragazzetta milanese”, si cercherà di delineare “quell’universo Merini”, come lo definisce Maria Corti; una personalità incandescente che ha attraversato il Novecento cantando la vita.
Nell’invitarvi con piacere a questo incontro con la poesia, vi lascio alle parole di Ambrogio Borsani, che nell’introduzione della raccolta poetica Superba è la notte ha saputo con chirurgica precisione delineare il canto poetico della Merini:

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“Vi sono creatori che più di altri riflettono l’immagine sacrificale dell’arrischiamento, perché si sono calati nell’abisso, e con la loro opera invitano anche noi a scendere. Così si scende, con i versi di Alda Merini, in una notte piena di lampi, di bagliori, di vaste esplosioni. Una notte segnata dai bengala di esploratori dispersi, dalle fiaccole di anime smarrite in una selva oscura. Sopra le geografie poetiche il firmamento è solcato dalle comete di sinistre epifanie. E l’oscurità è così affollata di luci che la notte si fa più giorno del giorno. Le parole sono illuminazioni di chi ha passato una stagione all’inferno. Ci troviamo dentro una poesia di forti contrasti.”

L’ingannevole favola dell’essere donna

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Frida Kahlo Le due Frida (1939) Museo de Arte Moderna Città del Messico

Frida Kahlo
Le due Frida
(1939)
Museo de Arte Moderna
Città del Messico

Cominciamo ad ascoltare le favole dai nostri primi giorni di vita. Esse ci cullano, accompagnandoci in mondi paralleli fatti di zuccherose fantasie colorate. Il nostro microcosmo di emozioni comincia a vibrare e impariamo a conoscere la stranezza del genere umano, che irruento comincia a turbinare nelle nostre piccole menti. Proprio attraverso le favole ci viene proposto il modello stereotipato della bella principessa, il più delle volte caduta in disgrazia, che attende con la folta treccia al vento il suo dolce, muscoloso, stupido principe azzurro. Così ci abituiamo all’idea di dover essere salvate perché fragili e stupide, rinchiuse in un castello, nell’alto di una torre inespugnabile, senza pensieri e senza coraggio.
Ma le donne sono davvero questo?
Oriana Fallaci, Alda Merini, Virginia Woolf, Frida Kahlo, J.K. Rowling sono delle stupide marionette vestite di raso, fasciate in corpetti massacranti, tenute in piedi su improbabili scarpette rosse? O sono donne che hanno in qualche modo attraversato l’oceano dell’incomprensione e del coraggio per affermare il loro essere, imponendosi semplicemente come menti capaci di pensare?
Giochiamo a credere che la donna sia riuscita ad affermare la sua parità di genere, ma ogni giorno mi scorrono davanti agli occhi decine di donne che lottano ancora con la loro massacrante quotidianità. Sono corpi che si dividono tra il lavoro, i figli, la casa, il marito e una società ancora maschilista che ti impone di dover rinunciare a qualcosa, perché una donna non può fare tutto.
Allora la politica parla ancora di quote rosa e imprenditoria femminile, la letteratura di poesia femminile, di romanzo femminile e di pensiero femminile. Ancora ci rinchiudono nella nostra gabbia uterina, ancora siamo diverse perché donne. Ancora dobbiamo lottare il doppio di un uomo per poter avere un seggio in parlamento, un posto da dirigente, un angolo in una navicella spaziale.
Quanto vorrei cancellare quell’inutile aggettivo che ci affibbiano, perché ogni volta che viene fatto e noi accettiamo che questo avvenga, veniamo ingannate,colpite, ferite, massacrate.
La parità sarà raggiunta quando non ci saranno più feste da celebrare, quando la mimosa sarà soltanto un fiore che annuncia la primavera, quando smetteremo di fare notizia straordinaria, quando una donna diventerà presidente della repubblica e i giornali non dedicheranno interminabili prime pagine al suo utero, ma semplicemente al suo percorso politico.

Presagi di Primavera

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Oggi mi sono ritrovata a sfogliare le pagine leggere del calendario, che silenziose sussurrano il passare inesorabile del tempo…
Come una bimba curiosa ho strappato il gruzzoletto di fogli e mesi appeso al chiodo…
Il tempo era tra le mie mani e il suo carico di speranze e progetti pesava sull’elenco interminabile di giorni, numeri e date. Le stagioni si susseguivano fulminee ed io continuavo a farle scorrere, assetata di primavera.
La primavera, cara immortale signora, gioca spensierata con il suo amico tempo e si beffa delle nostre vite stropicciate.
Si nasconde nelle profondità della nostra meravigliosa terra, coccolata dalla sua pastosa maternità, ed attende di essere accecante immensità di colori. La pioggia scorre ancora violenta sulla sua culla di radici ed alimenta i suoi singulti, consumandosi in questi ultimi giorni d’inverno. Il vento schiaffeggia ancora le lunghe notti senza stelle e il freddo assopisce la vita stordendola lungo le braccia degli alberi, pietrificati contro un cielo ancora carico di nuvole.
Ma la signora Primavera sta arrivando sul suo cocchio adorno di fiori, fasciata da leggeri vestimenti di organza; tra qualche giorno apparirà, diafana creatura, e corteggiandola si unirà attraverso un ancestrale atto d’amore a questa terra generosa, facendola impazzire di vita…
La sua follia di colori ci possiederà e avremo ancora voglia di cantare, di giocare e di vivere.
Perché ogni primavera, come un atto propiziatorio, ci riavvolge alla vita ricordandoci la sua tenace forza carnale, il suo coraggio e la sua potenza femminile capace di sconfiggere, sempre, il più lungo degli inverni .