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Giornata contro la violenza sulle donne

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GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE…
Come adoriamo i paroloni messi in fila uno dietro l’altro a creare risonanze ed echi di rumore!
Siamo un popolo che ama celebrare, stilare dati e statistiche, ricordando, contando, riducendo a numero le donne che hanno subito un atto di violenza.
25 Novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita dall’Onu nel 1999;data scelta a ricordo di un brutale assassinio di tre sorelle domenicane uccise e buttate in un burrone. Certo, una giornata dedicata a sensibilizzare e a diffondere informazioni riguardanti la dura lotta quotidiana dell’essere donna.
Ma abbiamo davvero bisogno di giornate che ci ricordino i nostri caduti in guerra, in una guerra cruenta e infinita che combattiamo ogni giorno per la difesa del nostro diritto all’uguaglianza? Ci uccidono, ci picchiano e ci massacrano perché siamo vittime di un sistema che non ci garantisce gli stessi diritti degli uomini. Ci massacrano nelle nostre case, è vero, spesso i nostri mariti ci picchiano riducendoci ad un cumulo di lividi; lo fanno per ignoranza, per disadattamento, per problemi psichici legati al proprio equilibrio mentale… Ma la società in cui viviamo, che tanto ci celebra in queste giornate, non ci tratta allo stesso modo? Barbablù-def
Ci picchia ogni volta che durante un colloquio di lavoro ci chiede se intendiamo nei prossimi anni concepire una vita, o se stiamo progettando un matrimonio, o se siamo disposte a fare doppi, tripli turni di lavoro per preservare il nostro posto. Allora la violenza non è solo quella che si consuma in un rapporto uno ad uno, ma forse la violenza che subiamo nel nostro microcosmo domestico è solo il riflesso di un problema più grande, di una società, di una nazione che ha ancora il coraggio di parlare di quota rosa da garantire come uno zuccherino da dare agli stolti.
Intanto, secondo i dati pubblicati dall’Onu, continuiamo ad essere trattate in modo diverso in ambito lavorativo percependo dal 70% al 90% in meno rispetto alla retribuzione maschile e restando maggiormente disoccupate rispetto agli uomini.
Vorrei ottenere risultati sociali senza che mi fosse ricordato di avere un utero o due ovaie;so già di essere una perfetta creazione divina capace di incubare la vita.
Allora la violenza contro di noi finirà solo quando riconoscerete e preserverete la nostra uguaglianza.

“Per i francesi il mare è una donna.
E anche per me. Solo una donna può essere così mutevole, solo una donna può essere
attraversata nelle sue membra dalle
tempeste e poi accogliere il bacio del sole,
ritornando ad essere bella.
Solo una donna è capace di destreggiare
le maree e di sedurre la luna.”

La nostra storia comincia da qui…

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macchinaEra un giorno di settembre ammorbato di tristezza, un giorno come tanti, quando l’estate piano sfuma verso l’orizzonte perdendosi nelle sue sfumature di caldo e colori. Era un giorno pieno di ricordi, di immagini lontane e di paure. Era un giorno in cui l’amore aveva tradito se stesso ed era fuggito lontano, aveva lasciato, vigliacco, che io mi arrendessi senza lottare. Mi aveva vinto, frantumandomi.lancio
In quel giorno, immersa nel silenzio solitario della mia stanza, è nata Penelope, annodata al cordone ombelicale della sua storia.
L’avevo vista passeggiare dinanzi ai miei occhi, l’avevo coccolata, aspettata, a volte anche ripudiata, ma lei era sempre tornata a fiorire nei miei pensieri, idea sulfurea di poesia. Non era stato facile scrivere altre storie, creare altri mondi e poi distruggerli, ma Penelope era forte e continuava a sfidarmi, come un guerriero pronto ad affondare la sua lancia contro il nemico, guardandolo negli occhi. Sì, mi guardava negli occhi la mia Penelope e la sua storia profumava di cicatrici e coraggio, la sua storia aveva il sapore della terra e i colori dei tramonti, la sua storia doveva essere raccontata.
Eravamo due anime alla ricerca di serenità; ci siamo incontrate e sfidate come correnti e alla fine ci siamo inseminate e partorite a vicenda, creando Nel Profumo dei Gigli.
Una storia di donne, cicatrici e colori; per voi dal 4 Giugno, Lupo Editore.

‪#‎PrimoMaggio‬‪

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claudio-piccol

‪#‎sullerivediitaca‬

vorrei che le donne non si trovassero mai a scegliere tra un figlio e un lavoro

vorrei che il lavoro delle nostre braccia e delle nostre menti fosse annodato allo scorrere sanguigno dei sogni

vorrei che le notti passate sui libri servissero davvero a qualcosa

vorrei che fossimo felici del nostro lavoro e non “accontentati” perché poteva essere peggio

vorrei che la nostra costituzione fosse reale e non un pezzo di carta ammorbata di utopie

L’ingannevole favola dell’essere donna

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Frida Kahlo Le due Frida (1939) Museo de Arte Moderna Città del Messico

Frida Kahlo
Le due Frida
(1939)
Museo de Arte Moderna
Città del Messico

Cominciamo ad ascoltare le favole dai nostri primi giorni di vita. Esse ci cullano, accompagnandoci in mondi paralleli fatti di zuccherose fantasie colorate. Il nostro microcosmo di emozioni comincia a vibrare e impariamo a conoscere la stranezza del genere umano, che irruento comincia a turbinare nelle nostre piccole menti. Proprio attraverso le favole ci viene proposto il modello stereotipato della bella principessa, il più delle volte caduta in disgrazia, che attende con la folta treccia al vento il suo dolce, muscoloso, stupido principe azzurro. Così ci abituiamo all’idea di dover essere salvate perché fragili e stupide, rinchiuse in un castello, nell’alto di una torre inespugnabile, senza pensieri e senza coraggio.
Ma le donne sono davvero questo?
Oriana Fallaci, Alda Merini, Virginia Woolf, Frida Kahlo, J.K. Rowling sono delle stupide marionette vestite di raso, fasciate in corpetti massacranti, tenute in piedi su improbabili scarpette rosse? O sono donne che hanno in qualche modo attraversato l’oceano dell’incomprensione e del coraggio per affermare il loro essere, imponendosi semplicemente come menti capaci di pensare?
Giochiamo a credere che la donna sia riuscita ad affermare la sua parità di genere, ma ogni giorno mi scorrono davanti agli occhi decine di donne che lottano ancora con la loro massacrante quotidianità. Sono corpi che si dividono tra il lavoro, i figli, la casa, il marito e una società ancora maschilista che ti impone di dover rinunciare a qualcosa, perché una donna non può fare tutto.
Allora la politica parla ancora di quote rosa e imprenditoria femminile, la letteratura di poesia femminile, di romanzo femminile e di pensiero femminile. Ancora ci rinchiudono nella nostra gabbia uterina, ancora siamo diverse perché donne. Ancora dobbiamo lottare il doppio di un uomo per poter avere un seggio in parlamento, un posto da dirigente, un angolo in una navicella spaziale.
Quanto vorrei cancellare quell’inutile aggettivo che ci affibbiano, perché ogni volta che viene fatto e noi accettiamo che questo avvenga, veniamo ingannate,colpite, ferite, massacrate.
La parità sarà raggiunta quando non ci saranno più feste da celebrare, quando la mimosa sarà soltanto un fiore che annuncia la primavera, quando smetteremo di fare notizia straordinaria, quando una donna diventerà presidente della repubblica e i giornali non dedicheranno interminabili prime pagine al suo utero, ma semplicemente al suo percorso politico.

L’anima delle parole

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                                                                  post 3 immagine

Scriviamo, leggiamo e sprechiamo miliardi di parole. Le accartocciamo contro le nostre labbra come fossero involucri di dolciumi da gettare via. Ma quante volte ci fermiamo ad assaggiarne il vero sapore? Quante volte ci fermiamo a sentire la loro dolcezza sciogliersi lentamente nell’anima?

Forse quasi mai.

Le parole ci scorrono dalle labbra come fiumi in piena senza che ci siano argini a trattenerle. E non ci accorgiamo che esse, come essenze vellutate di magia, possono creare meravigliosi incantesimi o terribili cicatrici.

Quante cicatrici portiamo nel cuore? Quante di esse sono state inflitte da parole scagliate contro di noi con violenza?

Tante. Troppe.

Molti non si accorge di quanto forte e spietata sia l’anima delle parole. Un’ancestrale magia che può creare suoni e forme meravigliose, schiudere segreti ed innalzare sentimenti, ma anche ferire, squartando quel velo sottile che protegge la nostra delicata essenza. Qualcuno a volte ci violenta, lapidandoci con le sue altisonanti parole da esperto. Quanti stregoni della parola!

Allora in questo mondo che cerca di travolgerci con il suo cicaleccio feroce di parole, dovremmo tacere per un momento, afferrare un buon libro e lasciarci coccolare dalle sue parole, interrogandoci sul loro vero significato e sulla loro incandescente magia.