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Giorno 8

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Giorno 8

Il risveglio è uno strano momento.

Tutto sembra essere avvolto da una coltre spessa di possibilità o di ombre. Il corpo tace come tutto il resto, impietrito in una strana sensazione di torpore così simile alla morte.

Strani formicolii percorrono i nervi rilassati e assuefatti dalla lunga notte di buio e di silenzio, attraversati da scosse di ossigeno silenziose.

Il risveglio è uno strano momento. Un attimo lunghissimo di equilibrio in cui stentiamo a ricordare, in cui proviamo a riconoscerci e a riconoscere il nostro corpo e la sua storia.

Mi sono risvegliata e la mia fuga era finita. Forse non mi sono mai mossa da dov’ero, forse ho solo dormito, attraversando quella strana poltiglia notturna fatta di sogni e stelle.

Forse è stato solo un déjà-vu, un fenomeno di alterazione dei ricordi, una di quelle cornici oniriche che apriamo durante la notte per spiare la nostra vita, non avendo abbastanza coraggio per farlo durante il giorno.

Mi sono spiata.

Forse viviamo solo la proiezione di un qualcosa di sfuggente che si consuma da qualche altra parte. Tutti siamo personaggi. Tutti componiamo e disfiamo storie come fossero sogni e come tali li addentiamo, li assaporiamo, permettiamo che essi ci illudano, prima di lasciarli scivolare e fuggire.

Siamo storie, le nostre, quelle degli altri, quelle che leggiamo.

Il flusso narrativo di una vita incandescente ci attraversa o ci lascia cadere su ripide scogliere dalle quali restiamo acquattati come predatori pronti a sbranare le storie degli altri. Perché è proprio quello che ci rende più vitali: vivere le storie degli altri.

Il risveglio è uno strano momento; la vita si confonde, si insinua nei tranelli più feroci della mente e lascia che essa ne venga assuefatta.

Il risveglio è un momento di morte.

La nostra storia comincia da qui…

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macchinaEra un giorno di settembre ammorbato di tristezza, un giorno come tanti, quando l’estate piano sfuma verso l’orizzonte perdendosi nelle sue sfumature di caldo e colori. Era un giorno pieno di ricordi, di immagini lontane e di paure. Era un giorno in cui l’amore aveva tradito se stesso ed era fuggito lontano, aveva lasciato, vigliacco, che io mi arrendessi senza lottare. Mi aveva vinto, frantumandomi.lancio
In quel giorno, immersa nel silenzio solitario della mia stanza, è nata Penelope, annodata al cordone ombelicale della sua storia.
L’avevo vista passeggiare dinanzi ai miei occhi, l’avevo coccolata, aspettata, a volte anche ripudiata, ma lei era sempre tornata a fiorire nei miei pensieri, idea sulfurea di poesia. Non era stato facile scrivere altre storie, creare altri mondi e poi distruggerli, ma Penelope era forte e continuava a sfidarmi, come un guerriero pronto ad affondare la sua lancia contro il nemico, guardandolo negli occhi. Sì, mi guardava negli occhi la mia Penelope e la sua storia profumava di cicatrici e coraggio, la sua storia aveva il sapore della terra e i colori dei tramonti, la sua storia doveva essere raccontata.
Eravamo due anime alla ricerca di serenità; ci siamo incontrate e sfidate come correnti e alla fine ci siamo inseminate e partorite a vicenda, creando Nel Profumo dei Gigli.
Una storia di donne, cicatrici e colori; per voi dal 4 Giugno, Lupo Editore.